Storia del TAEKWONDO

aspetti e caratteristiche del taekwondo

Il Taekwondo conosciuto nel panorama delle arti marziali soprattutto per le micidiali tecniche di calcio, rese possibili grazie ad allenamenti specifici di stretching e potenziamento. Come per le altre discipline, si tratta di calci frontali, laterali, circolari e all’indietro, ma un training specifico per l’incremento della scioltezza muscolare permette di di tirarli a qualsiasi altezza e con la massima potenza possibile. Nelle gare, davvero spettacolari, di combattimento ogni tecnica viene portata con la maggior forza possibile che, unita alla spinta di rotazione dell’ anca e delle spalle, contribuisce a far esplodere una dirompente forza d’urto. Se per il 90% il combattimento è composto da calci, il restante 10 % sono pugni, che per regolamento possono essere portati solo al torace a non al viso, limitando i rischi di ko. Oltre ai combattimenti, nel taekwondo come nelle maggior parte delle arti marziali, esistono le competizioni di forme (poomse), cioè sequenze prestabilite contro avversari immaginari in cui l’atleta può mettere in luce le proprie doti tecniche e fisiche.

 

MEZZO SECOLO DI STORIA

Il taekwondo nella sua attuale forma è stato codificato in Corea nel 1965 ed è quindi una delle più giovani discipline orientali. Ma in realtà le sue origini risalgono a oltre 1400 anni fa, quando la Corea era ancora divisa in 3 grandi regioni e gli uomini del re erano impegnati a imparare le tecniche di lotta de Tae Kyon, de Tae Su e del più conosciuto Soo Bak.Storiche furono le battaglie del Hwa Rang Do, un gruppo di nobili guerrieri che con le loro gesta consentirono al regno di Silla di prosperare per molti secoli.Il taekwondo nasce come nasce come disciplina filosofico comportamentale ed infatti troviamo codificate 11 norme che ne chiariscono molto bene tale natura: Fedeltà al tuo paese-Rispetto dei tuoi genitori-Fedeltà alla sposa-Rispetto dei tuoi fratelli-Lealtà verso gli amici-Rispetto degli anziani-Rispetto dei tuoi insegnanti-Non uccidere ingiustamente-Spirito indomabile-Fedeltà alla tua scuola-Termina ciò che inizi.Durante la sua millenaria storia il tkd subisce innumerevoli cambiamenti e lentamente assume la forma odierna, che viene codificata dalla Word Taekwondo Federation dopo la seconda guerra mondiale.Il tkd è a livello mondiale una delle arti marziali più diffuse con oltre 20 milioni di praticanti in ben 140 nazioni.Grazie a tutto ciò il tkd è stato incluso come sport dimostrativo alle olimpiadi di Seul 1988 e Barcellona 1992, per entrare definitivamente come sport olimpico effettivo nelle olimpiadi di Sidney 2000, diventando così la seconda arte marziale che raggiunge il traguardo, dopo il judo, entrato nel 1964 e che grazie ai Giochi si è fatto conoscere in tutto il mondo.Il tkd ha iniziato ufficialmente a diffondersi in Italia nel 1965 a seguito di una dimostrazione effettuata a Roma dai maestri Park Sun Jae, Park Young Ghil e Park Chun Ung. Da quella storica occasione, il tkd in Italia ha percorso molta strada, può vantare oltre 400 società sportive affiliate e circa 30.000 tesserati e con la FITA (federazione italiana taekwondo) ha ottenuto il riconoscimento come federazione sportiva nazionale dal coni.

ASPETTI DEL TAEKWONDO

E’ noto che le arti marziali orientali si sono influenzate vicendevolmente nei lunghi secoli durante i quali sono nate e si sono diffuse: è innegabile quindi che nel taekwondo si ritrovino tecniche lineari caratteristiche degli stili giapponesi e tecniche circolari proprie degli stili cinesi, sono quasi assenti, invece le prese di lotta e le proiezioni. Il tkd si caratterizza per l’uso di prevalente di tecniche di gambe anzichè di braccia: ciò deriva dalla convinzione della superiorità offensiva degli arti inferiori, più lunghi e dotati di maggior massa muscolare, rispetto alle braccia. Nonostante l’uso delle gambe non è altrettanto istintivo come l’uso degli arti superiori .Ciò che in effetti stupisce osservando un esperto praticante è proprio la rapidissima alternanza dell’uso delle gambe nella loro duplice funzione di movimento e di offesa.Come è intuibile questa abilità e questo raffinato equilibrio dinamico, paragonabile a quello del danzatore si possono acquisire solo attraverso un duro e costante allenamento che comprende stretching (esercizi per l’allungamento dei muscoli e migliorare la mobilità articolare), tecniche di base(calci da terra, calci in volo, pugni, parate) gli esercizi aerobici per il potenziamento dell’apparato cardiovascolare, esercizi di preparazione alla rapidità, alla forza alla resistenza alla velocità, le tecniche dinamiche finalizzate alla strategia del combattimento (mobilità sulle gambe per la scelta ottimale rispetto all’avversario. schivate e contrattacchi in sequenza rapida)In genere ogni allenamento viene suddiviso il 3 o 4 fasi: fase preparatoria con esercizi di riscaldamento muscolare e adattamento cardiocircolatorio di stretching di forza, di destrezza con percorsi e circuit-training;fase principale con la preparazione tecnico- tattica; fase finale con l’applicazione degli apprendimenti attraverso il combattimento o le forme. Nella versione moderna di questa arte marziale, si possono identificare 3 attività, che pur integrandosi tra di loro armoniosamente, danno luogo a diversi modi di intendere il tkd. Il primo aspetto è sicuramente quello del COMBATTIMENTO (GHIORUGHI) che caratterizza il tkd rispetto a buona parte delle altre discipline marziali si affrontano due atleti del medesimo grado e del medesimo peso fino ad un’età di 35 anni.Gli atleti che portano le tecniche sull’avversario a contatto pieno, sono salvaguardati da un regolamento severo e da protezioni che limitano i traumi dovuti al combattimento. I gareggianti combattono entro un quadrato di 12 metri ed indossano a protezione del tronco un corpetto di colore blu o rosso un caschetto a protezione della testa, paratibie, para avambraccio e conchiglia a protezione dei genitali. Al termine dell’incontro, che una durata di 3 round da tre minuti ciascuno con pausa di 1 minuto tra un round e l’altro, viene giudicato vincente l’atleta che ha totalizzato più punti validi o che ha inflitto un KO all’avversario. I punti validi corrispondono alle tecniche di piede portate alla corazza o al volto e ai pugni portati solo al tronco. Il resto viene severamente proibito dal regolamento con penalità che giungono fino all’assegnazione della perdita immediata dell’incontro per scorrettezza. Vista la peculiarità dell’espressione agonistica del tkd, anche i metodi di allenamento privilegiano lo studio e l’applicazione di tecniche precise e pulite (nonchè potenti) e soprattutto della tattica di combattimento, siccome l’atleta di tkd deve possedere sia un cospicuo bagaglio di tecniche sia il modo intelligente ed efficace per applicarle.Si vede quindi come risulta distorta ed errata l’immagine di violenza ed aggressività che la comune opinione troppo spesso suggerisce: ogni tecnica del tkd non è esternazione di violenza offensiva, ma l’espressione di un gesto atletico puro e semplice. Dall’esperienza derivante dall’insegnamento ai bambini e adolescenti si può certamente confermare come la pratica del tkd sviluppi e migliori le loro capacità condizionali e coordinative. L’ atleta di tkd divenga o meno un campione, raggiungerà la consapevolezza che ciò che costruisce quotidianamente gli conferirà notevoli spunti nella pratica dell’attività sportiva in genere e nella vita. Il secondo aspetto e quello relativo alle FORME (POOMSE TAEGUK), che altro non sono che l’esecuzione di sequenze di movimenti prestabiliti di fronte ad avversari immaginari.Con questo esercizio l’atleta affina le sue capacità tecniche e di concentrazione ed anche un combattente trae vantaggio dalla pratica delle forme. Terzo ed ultimo aspetto riguarda le DIFESE PERSONALI(HOSINSOOL) E LE PROVE DI POTENZA /ROTTURA (KYUPA). Nel primo caso si imparano ad utilizzare le tecniche di braccia e di gamba, al fine di fronteggiare uno o più avversari durante un’ ipotetica aggressione. In questi casi si utilizza tutto il bagaglio tecnico del tkd, cosa che non è ammessa

nel combattimento sportivo, per ovvie ragioni di salvaguardia dell’ incolumità dei 2 atleti.Si hanno quindi tutta una serie di tecniche che utilizzano leve, proiezioni, colpi ai punti vitali e naturalmente tutte le tecniche di gamba tipiche di quest’arte marziale.Al contrario di altre discipline che prevedono una serie molto ampia di tecniche di difesa personale, il tkd risulta più povero di tecniche, ma la relativa semplicità delle stesse ne aumenta molto l’efficacia e il campo di applicazione. Con le prove di POTENZA gli atleti, prevalentemente cinture nere, dimostrano l’efficacia delle tecniche su tavolette di legno. L’efficacia delle tecniche non è solo da intendersi come dimostrazione di “forza bruta”, ma soprattutto nella capacità di eseguire la tecnica senza riportare danni sulle mani o sui piedi, e di colpire il bersaglio che spesso si trova a oltre 2 metri dal suolo. Esistono zone delle mani e dei piedi con le quali il praticante di tkd impara a portare i colpi. Colpendo con queste zone si ottiene di concentrare tutta la forza in una superficie limitata e molto resistente tale da permettere di rompere il bersaglio. Come in tutte le arti marziali esiste una suddivisione di praticanti in cinture : bianca, bianca-gialla, gialla, gialla -verde , verde, verde-blu, blu, blu-rossa, , rossa, rossa-nera e nera ( che si ottengono sostenendo un esame ) e , a seconda del grado vengono insegnate e praticate diverse attività per giungere in modo armonioso alla comprensione del tkd. Anche la preparazione fisica ha un ruolo determinante nella pratica del tkd, il corpo deve essere agile, flessibile, ed allo stesso tempo resistente; in più ogni praticante attraverso gli esercizi di preparazione arriva a comprendere meglio il suo corpo, a vederne i limiti e le potenzialità.
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LA STORIA DELLA FITA

La storia del Taekwondo Italiano
Gli studiosi ci hanno insegnato che la “Storia” non procede linearmente ma piuttosto per brusche accelerazioni, strappi, momenti di stasi, insomma non è una “passeggiata”. Anche il Taekwondo non si sottrae a questa norma e sebbene la sua storia in Italia abbia inizio appena 30 anni fa, possiamo già distinguere alcune pietre miliari, alcune svolte che ne hanno segnato anche in modo brusco il cammino.

1965 – L’INIZIO
L’attuale Presidente Federale, Dr. Park Sun Jae, nel 1965 è “il Maestro”. Grazie a lui si formano i primi nuclei di praticanti. Il TKD si diffonde lentamente ma costantemente nell’Italia centro-meridionale. L’interesse che si crea intorno a questa disciplina suggerisce la creazione della FITKD, Federazione Italiana Taekwondo, che nasce come affiliata alla I.T.F., un’associazione internazionale di Maestri che aveva iniziato la diffusione del TKD in Europa e negli USA.

Pur tra mille difficoltà la strada è ormai tracciata, il TKD comincia a farsi conoscere in Italia e l’Italia, a sua volta, in campo internazionale. Addirittura sorprendente può essere considerato il risultato ottenuto ai mondiali I.T.F. a Montreal, Canada, nel 1974: gli azzurri dopo le tre prove di forma, combattimento e potenza conquistano un prestigioso 1° posto!

1975 – IL PASSAGGIO ALLA W.T.F.
Dopo dieci anni ecco il primo strappo, la prima seria svolta. Nel panorama internazionale accanto alla I.T.F. lavora un’altra federazione, la W.T.F., che sembra rappresentare nel modo migliore, sia sul piano dei regolamenti che su quello strutturale, il mondo del Taekwondo. La decisione del Dr.Park è sofferta, coraggiosa ma al tempo stesso inevitabile.

Nonostante i legami di amicizia e nonostante la buona posizione dell’Italia nella nicchia dell’I.T.F., il Presidente decide di far entrare la FITKD nella W.T.F., un’organizzazione sostenuta tra l’altro dal governo coreano e che in poco tempo riesce a farsi valere nell’ambito sportivo mondiale ufficiale. È il 1975, si va in Corea, al 2° Campionato Mondiale WTF, lasciando per sempre i regolamenti rassicuranti ma ormai obsoleti e inadatti allo sport (il “controllo” sulle tecniche – tra l’altro erano in pochi ad eseguirlo correttamente! – risultava essere un mezzo bluff che copriva carenze teoriche e tecniche).

L’uso della corazza, tanto per fare un esempio, sgombra il campo da vecchie e nuove ipocrisie. La trasformazione, il passaggio alla W.T.F., si rivela una salutare doccia fredda. Qualcuno non condivide e preferisce scendere dal carro, ma la FITKD va avanti e i risultati sportivi seguono parallelamente il percorso intrapreso dalla Federazione. Al 2° Campionato Europeo (disputato nel 1978 a Monaco) gli azzurri salgono per due volte sul podio, conquistando una medaglia d’oro e una d’argento.

1980 – LA FITKD SI SCIOGLIE, ADESIONE ALLA F.I.K.d.A.
Ed eccoci al secondo scossone della nostra adolescenza sportiva: il Taekwondo italiano sta raccogliendo risultati di particolare rilievo e conforto, tanto in campo nazionale quanto in quello internazionale. La FITKD – affiliata alla ETU (Federazione Europea) ed alla WTF – praticamente è l’unico referente politico-organizzativo per il TKD in Italia.

Nel frattempo, però, molte cose stanno nuovamente cambiando a livello internazionale. L’importanza che la disciplina sta assumendo a livello mondiale fa sì che anche il movimento olimpico si interessi da vicino al taekwondo. Così la WTF, ufficialmente affiliata al GAISF, si appresta ad essere riconosciuta dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale). In questo modo potrà negli anni seguenti avere accesso al prestigioso palcoscenico delle Olimpiadi e, proprio per questo motivo, le singole Federazioni devono trovare un ambito ufficiale nei rispettivi paesi. Anche l’Italia deve sottostare a questa regola e così la FITKD si vede costretta nel 1980 a sciogliere la sua solida ma piccola e privata organizzazione ed entra nella FIKDA che, tramite la FILPJ, risulta essere in quel particolare momento l’unica struttura per le discipline di combattimento ad avere un qualche riconoscimento ufficiale in Italia.

Si forma così il settore Taekwondo, alla cui direzione viene nominato il Dr. Park. Pensare di dover passare dal ruolo di Presidente Federale a quello di responsabile di settore potrebbe far storcere il naso a chiunque ma in questo momento il taekwondo ha bisogno soprattutto di crescere a livello strutturale. Il Dr. Park se ne rende perfettamente conto ed è per questo che accetta, prendendo una decisione che nel tempo si rivelerà vincente. Per tutti i praticanti è un momento molto delicato. La sensazione che tutti hanno è quella di passare da una “famiglia” ad una organizzazione certamente più importante e organizzata ma, al tempo stesso, più fredda e informale. A qualcuno, naturalmente, non piace la situazione creata e la scelta presa, ma la nave va nella direzione giusta.

1985 – LA PRIMA VOLTA DELLA FITA E DELLA FITAK
Gli anni Ottanta, cominciati sotto il segno di importanti cambiamenti, continuano ad offrire passaggi che risultano decisivi nella crescita e nello sviluppo del Taekwondo. In Italia nel 1982 la FIKDA si trasforma nella FIKTEDA (Federazione Karate Taekwondo e discipline associate) ed è associata alla FILPJ.

Al Congresso di Berlino del 1985 il CIO vota a favore dell’introduzione del Taekwondo tra le discipline a carattere dimostrativo e fissa il debutto proprio in Corea, dove nel 1988 sono in programma i Giochi di Seoul (dove l’Italia saprà ben figurare ancora una volta nel confronto con le altre nazionali, conquistando una medaglia d’argento). È un colpo grosso, una promozione importantissima sebbene ancora si parli di sport dimostrativo e non ufficiale. Una promozione su cui molti non avrebbero scommesso, soprattutto tra gli addetti ai lavori di alcune discipline “concorrenti”.

Il Presidente della FILPJ, Dr. Pellicone, decide di dare un “segnale” ed appoggia la candidatura del Dr. Park a Presidente della FIKTEDA. È il momento in cui il settore Karate si spacca in due: da una parte molti appoggiavano la decisione del Dr. Pellicone, dall’altra c’era però chi preferiva un personaggio del mondo del Karate. Dopo un breve periodo, risulta indispensabile la creazione della Federazione Italiana Taekwondo (FITA) a cui, dopo poco tempo, decide di aderire persino una corrente modernista del Karate. Dalla nuova unione nasce la FITAK, di cui rimane Presidente il Dr. Park. I due settori nel corso degli anni crescono notevolmente, sia sul piano della qualità che sul quello della quantità. Si arriva così agli sviluppi più recenti.

1995 – LA SECONDA VOLTA DELLA FITA
In campo internazionale il Taekwondo viene considerato l’astro nascente degli sport moderni e in pochi anni conquista una posizione non più marginale. Il Dr. Kim Un Yong, Presidente della WTF, diventa membro del Consiglio Esecutivo e poi Vice Presidente del CIO. Il Taekwondo partecipa anche alle XXV Olimpiadi di Barcellona ’92 (con gli azzurri nuovamente in evidenza con un argento e due bronzi).

La crescita del Taekwondo a livello internazionale si fa sempre più rapida e importante tanto da arrivare alla definitiva promozione del 1994: al Congresso di Parigi il CIO adotta il Taekwondo come sport ufficiale, con il debutto annunciato per le Olimpiadi di Sydney 2000. È un premio che arriva dopo tanti anni fatti di piccoli passi e grandi sacrifici, è la realizzazione del sogno di milioni di praticanti e dirigenti, è la speranza per tanti atleti che potranno dire ” Io c’ero!”. Per l’Italia, così come per altre nazioni, è una grossa occasione, sia sul piano sportivo che su quello strutturale.

È evidente a questo punto la necessità di creare una struttura organizzativa più snella e indipendente, una Federazione solo per il Taekwondo. D’altra parte in tutti i paesi del mondo i Comitati Olimpici Nazionali hanno formato delle Federazioni indipendenti di Taekwondo. Il Dr. Park si rende perfettamente conto che è necessario non perdere tempo e che per il prestigio dell’Italia nel mondo e per il futuro dei praticanti italiani è necessario questo nuovo scossone. Il momento è favorevole. Quando il settore Karate decide di entrare nella FILPJ e di formare un quarto settore al suo interno, il Taekwondo, pur riconoscente alla FILPJ per quanto aveva fatto fino ad allora, chiede ed ottiene dal CONI di rimanere da solo e di formare una Federazione Associata direttamente ad Comitato Olimpico Nazionale. Nasce la FITA.

Anche in questa occasione non mancano i dubbi, le incertezze. Alcuni ritengono che sia più sicuro rimanere ancora inseriti nella struttura della “mamma” FILPJ. Ormai però i tempi sono maturi, l’adolescenza è finita ed il Taekwondo italiano ha la capacità e le energie necessarie per continuare il viaggio, contando sulla sua unità di intenti e sull’entusiasmo di migliaia di associati. La scelta del presidente Park risulta difficile ma, ancora una volta, vincente.

Associazione al CONI
All’interno del Taekwondo la decisione di una vita indipendente era già stata presa ma far sì che dalla teoria si passasse alla pratica non era certa impresa facile. Prezioso, in questo senso, fu l’aiuto che al Taekwondo ed alle sue aspirazioni alla “maturità” venne dal Presidente della WTF, che forte del suo prestigio e della sua posizione autorevole nel CIO chiese direttamente al Presidente del CONI, Dr. Mario Pescante, di concedere al Taekwondo in Italia l’indipendenza richiesta. Una scelta difficile, da parte degli stessi vertici del CONI che però alla fine, valutata la posizione del TKD in campo internazionale, la sua unità di intenti in campo nazionale, la serietà del lavoro svolto ed i successi agonistici riportati pur tra mille difficoltà, decisero di dare il proprio assenso. I sacrifici degli anni precedenti, sia sul piano sportivo che su quello federale, risultarono avere alla fine un ruolo importante nel far pendere la bilancia dal verso giusto. Nel 1995 il CONI riconosce la FITA come Disciplina Associata.

Federazione Ufficiale nel CONI
A dicembre 2000 il CIO conferma il Taekwondo ai Giochi Olimpici di Atene 2004 e sempre a dicembre 2000 il CONI riconosce la FITA ai fini sportivi come Federazione Sportiva Nazionale. Nel mese di luglio 2001 la FITA viene inserita nel registro delle persone giuridiche e ad agosto 2001 il Presidente partecipa per la prima volta con diritto di voto al Consiglio Nazionale del CONI.

 

 LA STORIA DELLA WTF

Nel 1973 fu fondata la World Taekwondo Federation (WTF) che nel 1974 ottenne il riconoscimento del GAISF, nel 1976 del CISM, nel 1980 quello del CIO e ultimamente dalla FISU.

Il taekwondo attualmente è inserito come Sport Ufficiale in tutti gli eventi multisportivi ufficiali (Asian Games, Pan Am Games, African Games, CISM – Military Games, dal 2003 sarà presente alle Universiadi e così via) ed ha partecipato alle Olimpiadi di Seoul ’88 e Barcellona ’92 nel programma dimostrativo.

Nel 1994 al Congresso CIO di Parigi il Taekwondo è stato riconoscimento Sport Olimpico Ufficiale ed ha partecipato ai Giochi di Sydney 2000 riscuotendo notevoli consensi tra i dirigenti sportivi internazionali e tra il pubblico.

Attualmente il Taekwondo è praticato in tutti i continenti (167 le Nazioni, 47 in Europa) da circa 50 milioni di persone.
Il Taekwondo è tra gli sport che con più successo ha introdotto la tecnologia nella sua organizzazione agonistica: le protezioni elettroniche registrano istantaneamente ed in maniera oggettiva la tecnica giunta sul bersaglio, le telecamere garantiscono la correzione in caso di reclamo accolto, i grandi schermi pubblicano in tempo reale il punteggio, permettendo a spettatori e mezzi di informazione di seguire in maniera agevole e consapevole l’andamento della gara. I Campionati Mondiali ed Europei (senior e junior) si svolgono ogni 2 anni in maniera alternata.

La partecipazione alle Olimpiade si conquista attraverso gare di Qualificazioni e alla fine solo 64 Atleti e 64 Atlete potranno fregiarsi della partecipazione Olimpica.

Alle Olimpiadi sono attualmente presenti 4 categorie di peso femminili e 4 maschili, ai Giochi Olimpici Giovanili 5 femminili e 5 maschili.

Ai Giochi di Pechino 2008 l’Italia ha conquistato la sua prima medaglia olimpica nel Taekwondo con l’atleta Mauro Sarmiento, argento nella –80 kg. Il successo più grande arriva con le Olimpiadi di Londra 2012, dove Carlo Molfetta porta l’Italia sul tetto del mondo conquistando la storica medaglia d’oro, diventando peraltro il primo Atleta Occidentale a Vincere la categoria dei pesi Massimi da sempre la categoria più ambita negli sport da combattimento.
Nella stessa edizione arriva la seconda medaglia di Sarmiento, questa volta di bronzo. Con questi risultati l’Italia si piazza al 2° posto nel medagliere olimpico del Taekwondo, e contemporaneamente fa fare uno scatto in avanti all’Italia ai Giochi di Londra posizionando il Nostro paese al 10 posto della classifica generale.

In Italia il Taekwondo è diffuso in tutte le regioni, e ci si accinge a raggiungere i 30000 tesserati.

Le gare si svolgono su un quadrato di 8mx8m, la durata è di 3 round di 2 minuti con 1 minuto di intervallo. Gli atleti indossano opportune protezioni (casco, paradenti, corazza, conchiglia, parastinchi e parabraccia) ed è loro permesso attaccare col piede dalla cintura in su compreso il viso mentre col pugno possono farlo solo sul tronco; i punti vanno da 1 a 4 e sono assegnati in base alla difficoltà della tecnica eseguita e della zona colpita, le eventuali scorrettezze vengono sanzionati da parte del arbitro e portano all’incremento dei punti dell’avversario.

In caso di parità alla fine del 3° round viene effettuato un 4° round con la regola del golden point: al primo punto assegnato l’incontro finisce.

I Campionati Nazionali ed Internazionali (a parte i Giochi) vedono divisi gli atleti in 3 classi di età (senior, junior, cadetti) e da 8 a 10 categorie di peso ciascuna.